Fiore dai tanti significati, come simbolo di amore e unione, o di un legame destinato a durare nel tempo, oppure come ricordo di un proprio caro scomparso.
Capita, in questi giorni di passeggiate attorno a casa, di incontrare delle bellissime liane di fiori viola: si tratta del fiore Pervinca o Vinca minor L..
È un’erbacea perenne sempreverde che si intreccia e si arrampica in luoghi semi ombrosi. Ha un portamento strisciante e forma tappeti erbosi: i fiori hanno un bellissimo colore azzurro-violetto tendente al grigio, da cui prende il nome il colore blu pervinca.
Etimologia
L’Etimologia è incerta: dal latino “vincio”, avvinghiare, cingere e legare per la sua capacità di intrecciarsi, oppure da “pervinco” che significa stravincere, superare, intendendo le malattie.
Presso i Celti, veniva utilizzata dagli stregoni per confezionare pozioni ed infusi.
Nel medioevo la Pervinca veniva usata anche come preparato per filtri d’amore; sappiamo oggi che si tratta di una pianta tossica, ma nella medicina popolare è stata utilizzata per il trattamento di diversi disturbi, e solo da mani sapienti.
I suoi fiori venivano sparsi davanti agli sposi come gesto di buon augurio. Anticamente in Italia le ghirlande di Pervinca venivano intrecciate per accompagnare i defunti nel loro ultimo viaggio.
In Inghilterra, nel XVII secolo, si diceva che se i due sposi ne mangiavano le foglie, si garantivano l’amore, mentre in Germania era il ‘fiore dell’immortalità.
In Russia è chiamata la rondine dei fiori, perché il suo fiorire è legato alla bella stagione.
Amata dal filosofo e scrittore Jean-Jaque Rousseau, a ricordo della sua amante e protettrice Madame de Warens nel cui parco si trovavano numerose aiuole di questo fiore.
Giovanni Pascoli le ha dedicato una poesia, affascinato dai suoi colori e dalla delicatezza dei suoi fiori:
Pervinca – dalla raccolta di poesie Myricae (1891)
So perché sempre ad un pensier di cielo
misterioso il tuo pensier s’avvinca,
sì come stelo tu confondi a stelo,
vinca pervinca;
io ti coglieva sotto i vecchi tronchi
nella foresta d’un convento oscura,
o presso l’arche, tra vilucchi e bronchi,
lungo la mura.
[…]